Ristoranti indiani, fast food olandesi, coiffeur cinesi: il "mondo" in un angolo di Bari
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venerdì 13 luglio 2018
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di Laura Villani - foto Antonio Caradonna
L’area in questione è quella suppergiù compresa tra piazza Luigi di Savoia, via Carulli/via Prospero Petroni, il primo tratto di via Melo e Caduti di via Fani/via Zuppetta. Provate a fare un giro tra queste strade: quello che vedrete saranno insegne scritte con le lingue più diverse. Si va dal parrucchiere cinese al ristorante indiano, dal fastfood olandese al bar cubano, dallo store americano alla bigiotteria bengalese.
Sembra che tutto il mondo si sia dato appuntamento in questa parte di Bari, che è un po’ la “porta” della città per chi viene dall’extramurale Capruzzi. Siamo andati a visitarla. (Vedi foto galleria)
Il nostro viaggio parte da piazza Luigi di Savoia: sulla nostra destra la chiesa di Sant’Antonio e la caserma Picca, di fronte a noi sullo sfondo il teatro Petruzzelli, emblema dell’elegante “Quartiere Umbertino”. Qui però è un’altra storia.
Sulla sinistra ecco il primo pezzo di Cina: un caratteristico ristorante con tanto di lanterne e tipica tettoia in legno. Entriamo e facciamo la conoscenza del proprietario, a Bari da 12 anni. Si dimostra disponibile ma incerto con l’italiano. A farci da interprete è così la 21enne cameriera Zou. «Il signore e sua moglie vengono da Shanghai – traduce la giovane –. Hanno aperto il locale 12 anni fa».
Ben più recente è la friggitoria olandese presente all’angolo: si trova qui da tre anni ed è specializzata in patatine preparate con la “cottura fiamminga” dei Paesi Bassi. Ci guardiamo davanti: sul tratto di via Carulli che porta nel cuore del rione Madonnella campeggia l’insegna “Kashmir”: basta la scritta per capire che si tratta di un negozio indiano (di bigiotteria) nato nel 2009.
Sulla sinistra invece la via Carulli che conduce verso il murattiano è una sorta di Chinatown. Qui si trovano ben tre rivenditori orientali di prodotti tecnologici, una merceria e uno dei tanti parrucchieri “dagli occhi a mandorla” presenti in città. Il primo di questi aprì in via Amendola nel 2012, dando il via a una serie di saloni che proponendo prezzi vantaggiosissimi hanno spopolato in tutta Bari.
Siamo ora all’angolo con corso Cavour, il cui ultimo tratto finisce sotto il ponte XX Settembre creando un “mini-mondo” dove portoni ed edifici storici si intervallano a insegne provenienti da tutte le nazioni. Oltre a due coiffeur cinesi, abbiamo (sul lato su cui si affacciano le scuole Scacchi e Pitagora) una sequenza di negozi stranieri.
Partiamo con un lounge bar cubano aperto da un mese da Osiris Proenza, proveniente dall’isola caraibica. Il nome del locale, Ochun, si ispira a una divinità dell’arcipelago, di cui la donna ci mostra una riproduzione nel formato di un’allegra bambolina che si trova accanto a dei tradizionali campanelli.
Proseguiamo con un distributore h24 di colore rosso. Si tratta di un esercizio ormai diffuso, che quando aprì per la prima volta in città (probabilmente proprio in questo punto) contribuì a dare un tocco di “commerciale internazionalità” al capoluogo pugliese.
Continuiamo con una bigiotteria orientale e uno store di gadget americani con tanto di bandiera a stelle e strisce, tra i quali si ritaglia il suo spazio un piccolo alimentare nato nel 2011 per opera dell’indiano Singh. «Inizialmente era solo un centro per spedizioni postali – ci racconta l’uomo che è a Bari da 12 anni–, ma in seguito l’ho convertito in bazar. Qui vendo prodotti italiani, filippini, thailandesi e altri ancora».
Ci spostiamo in via Prospero Petroni per incrociare via Melo, arteria che prima di lasciare spazio a a negozi “made in Italy” e librerie si fa anch’essa cosmopolita.
Sull’isolato di sinistra incrociamo prima una bigiotteria bengalese e dopo un piccolo ristorante indiano con la porta rossa e i pittoreschi tavoli affacciati sulla strada. Qui ci accoglie una donna col bindi sulla fronte, Rajni, che ha aperto il locale con il marito nove anni fa. Ci mostra il posto: una tipica abitazione barese di inizio Novecento con la volta a botte decorata con disegni che rimandano alla cultura e religione induista, come l’elefante dalla proboscide alzata rappresentazione di una divinità.
A pochi passi di distanza si trova poi un vasto Internet point e phone center dal nome emblematico: “The world”. Perché qui siamo veramente nel mondo.
Il nostro viaggio si conclude dall’altro lato di via Melo, quello “centrale”. Entriamo in una bigiotteria (posta accanto al primo e unico “sexy shop” barese) in cui troviamo il titolare bengalese circondato da perline, bracciali e collane. Dal Bangladesh arriva anche una “galleria” gestita dal giovane Rubel, che ci mostra i suoi scaffali ricolmi di gioiellini d’argento e ottone dorato.
Usciamo e ci ricordiamo di una targa degli anni 20 posta a pochi metri da qui, in via Zuppetta: rammenta come quest'angolo di Bari fosse un tempo denominato “quartiere d’Oriente”. Saranno anche passati cento anni, ma tra cinesi e indiani non c’è nome che oggi calzi più a pennello per questa parte della città così esotica, così internazionale.
(Vedi galleria fotografica)
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